Crescita personale

Lavorare con la danza in Italia

Il sogno di vivere di danza in Italia, che sia come danzatori, coreografi o insegnanti è comune a molti, ma la strada per realizzarlo può essere lastricata di sfide molto ardue, soprattutto alla luce della situazione sociale, economica e culturale che il nostro Paese vive.

La maggior parte dei giovani danzatori si focalizza su casting, colloqui e audizioni, come è comprensibile che sia.
Tuttavia, è necessario sapere che questo piano d’azione limita notevolmente le possibilità di impiego.

Il mondo della danza in Italia è complesso e richiede un approccio più versatile e strategico. In questo articolo, riporterò la mia esperienza su come costruire una possibile carriera, andando oltre le aspettative tradizionali e abbracciando una visione più ampia.

Premetto che parlo secondo l’esperienza di una danzatrice e insegnante di danza moderna e contemporanea e mi rivolgo a chi non ha possibilità di andare all’estero. Per quanto riguarda il mondo del balletto invece, sicuramente ci saranno molte analogie, ma non standoci dentro alcuni consigli potrebbero risultare lacunosi.

L’Importanza del networking e delle relazioni fidate

Nel settore della danza, come in molti altri campi artistici, creare una rete di colleghi e conoscenze fidate è fondamentale.
Affidarsi unicamente ai casting significa perdere un’enorme fetta di opportunità. Molti ruoli, progetti e collaborazioni nascono da connessioni, passaparola e relazioni professionali consolidate.

Costruire una rete partecipando a workshop, masterclass, spettacoli, festival potrebbe essere una delle strategie. Non tutti gli ambienti vi piaceranno, molti vi sembreranno artefatti, senza senso artistico, fatti solo per arricchire gli organizzatori o semplicemente non vi rispecchieranno. È normale, ma proprio esplorare e fare esperienze vi permetterà ti trovare la vostra identità artistica e le persone adatte a voi.

Esistono elevate possibilità che successivamente un collega con cui avete lavorato bene, potrebbe diventare uno dei vostri promotori o offrirvi opportunità che non verrebbero mai annunciate pubblicamente.

Anche i social media, o spazi online dedicati allo spettacolo o all’insegnamento, potrebbero essere un valido strumento se usati consapevolmente. Per avere ritorno economico esclusivamente tramite social, è necessario avere ottime attrezzature, dimestichezza con i programmi di editing e, quasi sicuramente, un team e un buon social media manager.

Ma i social possono essere usati anche solo come vetrina oppure in una forma ibrida che contempla sia piccoli guadagni che visibilità (come faccio io con eMovimento); la cosa fondamentale è capire che questi ultimi possono essere uno strumento prezioso per far capire al pubblico o potenziali datori di lavoro il vostro posizionamento e le vostre competenze.

Quindi sì, è possibile ottenere lavori senza passare dai casting: accade quando qualcuno fa la tua conoscenza e decide che ingaggiarti sia un buon investimento.
Ritengo che questo sia un comportamento etico fintanto che l’ingaggio avvenga per merito e non per accontentare o “leccare i piedi” di qualche amico o persona influente, ma ahimè, esistono anche queste possibilità.

Dietro le quinte dei casting: tra realtà e falsi miti

I casting sono parte integrante della vita di un ballerino o ballerina, ma è cruciale approcciarli con consapevolezza. Non tutti i provini sono uguali e il risultato non dipende sempre e solo dalla vostra bravura.

I “finti” casting sono quelli in cui a volte, le audizioni vengono indette solo per formalità, quando il ruolo è già stato assegnato a qualcuno tramite conoscenza diretta o raccomandazione. Non è un complotto, ma una “tradizione”, ahimè, comune nel settore e non deve essere motivo di autosvalutazione o demotivazione.

Anche quando il casting è fatto come la grazia divina comanda, essere scartati spesso non è un giudizio sulle vostre abilità (a meno che voi non abbiate lacune tecniche, ma è un discorso per un altro articolo).

Spesso, la produzione ha esigenze specifiche: altezza, corporatura, colore di capelli, età, qualità di movimento. Potreste essere un danzatori eccezionali, ma non “adatti” a quel ruolo in quel momento. Imparate a non prendere i “no” sul personale, ma solo come informazioni volte a crescere.
In fondo stiamo parlando pur sempre di arte, quindi bisogna accettare che esiste anche una componente soggettiva di valutazione.

La Danza non è solo al Bolshoi o a Broadway

Limitarci a sognare solo i grandi palcoscenici dei teatri nazionali o internazionali può diventare frustrante o alienante. Il lavoro nella danza in Italia si trova anche in contesti meno “mainstream”, ma altrettanto validi e gratificanti. Ecco alcuni esempi pratici:

  • Piccole compagnie e produzioni indipendenti, sono spesso un laboratorio di idee e un’ottima opportunità per fare esperienza, creare, sperimentare e farsi conoscere. Nella mia esperienza posso dire che non si avranno moltissime date, ma la maggior parte delle volte la paga è più proporzionata al lavoro svolto, rispetto alle grandi produzioni.
  • Eventi aziendali, sfilate, video musicali, feste private, sono opportunità di lavoro retribuito per ballerini si trovano in questi ambiti. Sono progetti a breve termine ma possono fornire un’entrata economica e ampliare rete e curriculum.
  • Creare il proprio format è la strada forse più impegnativa, ma se si hanno altre competenze oltre la danza, come doti attoriali o canore, si ha già una buona rete di conoscenze, una discreta influenza sui social e un’idea originale, beh… non provare sarebbe un peccato.

Questo significa non avere ambizioni o “accontentarsi”? Assolutamente no, significa diventare consapevoli del proprio valore a prescindere dal contenitore o brand per cui si lavora.

La reale vita del danzatore: lavori secondari e diversificazione

Vivere di sola danza in Italia, specialmente all’inizio, è una realtà che purtroppo è utopistica, quindi è assolutamente normale e diffuso avere altri lavori per sostenersi economicamente. Inoltre diversificare le entrate, sia con diversi progetti inerenti alla danza o con impieghi in altri settori è una mossa da persone intelligenti, non sfigate o incompetenti.

Che voi facciate i camerieri, le segretarie o qualsiasi altra cosa non direttamente legata alla danza, non deve essere motivo di vergogna o di svalutazione. Molti artisti di successo (successo, non famosi, attenzione) hanno avuto, e continuano ad avere, fonti di reddito diversificate.

Il settore artistico è ciclico, con periodi di grande attività e altri più magri. Avere un piano B o un lavoro “cuscinetto” può dare serenità e permettere di non dipendere unicamente dalle entrate della danza.

Ricordate che la vostra identità di ballerino o ballerina non è definita solo da quanti spettacoli fate o quanto guadagnate con la danza. Ogni esperienza, anche quella fuori dalla sala prove, contribuisce a formare le persone e gli artisti che siete. Basta che quanto appena detto non venga usato per accettare i pagamenti in “visibilità”!

Per finire…

Ai giorni d’oggi il percorso per diventare un danzatore professionista in Italia è tortuoso e spesso scoraggiante: se volete intraprenderlo è necessario smontare l’idea che esista un’unica strada predefinita.

Si potrebbe parlare ancora a lungo di quanto sia giusto o meno lavorare all’estero lasciando i propri affetti o come è possibile conciliare l’insegnamento con il lavoro attivo sul palco, senza far calare di qualità nessuno dei due, ma non voglio dilungarmi.

Abbracciare il networking, imparare a leggere tra le righe dei casting, esplorare tutte le diverse sfaccettature del lavoro nella danza e non avere paura di integrare la vostra passione con altre fonti di reddito potrebbe fare della vostra carriera un intreccio unico di esperienze e conoscenze.

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