L’intersezione tra benessere mentale ed equilibrio fisico, specialmente in un’attività artistica come la danza, è un argomento che meriterebbe più attenzione da parte di tutti i lavoratori del settore.
Nella maggior parte dei casi la forma mentis negli ambienti tersicorei è improntata solo sulla riuscita fisica, sul virtuosismo e sulla performance, tralasciando il benessere mentale degli artisti/atleti (ebbene sì, i ballerini sono anche atleti a tutti gli effetti).
Ansia da prestazione, paura degli errori, eccessivo timore di un giudizio negativo e la pressione mentale data dalle aspettative, sono emozioni e stati psicologici largamente diffusi, sia tra danzatori amatoriali che professionisti, di ogni età e livello
In questo articolo parleremo dei meccanismi mentali più diffusi, delle loro radici evolutive e di possibili soluzioni.
La connessione tra mente e corpo
Avrebbe senso avere una casa il cui giardino, le mura, le porte esterne e l’ingresso sono splendidi, ma l’interno è disordinato, caotico, trascurato, sporco, pieno di polvere e muffa? Oppure viceversa?
Presto le condizioni trasandate di una delle due parti ricadranno sull’altra: i muri si creperanno, l’umidità penetrerà rovinando la struttura, il cattivo odore si diffonderà… E sarà un disastro evidente.
Ecco spiegato in maniera molto elementare il collegamento tra corpo e mente.
Prendersi cura solo di uno dei due aspetti, senza considerare l’altro, si rivelerà nel tempo una scelta molto poco saggia.
Spesso nel mondo della danza si presta attenzione solo alla cura del corpo… E talvolta anche in maniera sbagliata! (Leggi l’articolo sul fisico adatto per danzare).
Alcune delle sensazioni che provano la maggior parte dei danzatori possono essere:
- Ansia da prestazione
- Paura di sbagliare che può compromettere la performance allontanandosi dal momento presente
- Timore eccessivo di un giudizio negativo da parte, ad esempio, dell’insegnante, del pubblico o dei colleghi
- Stress oltre una soglia tollerabile, dovuto alla pressione psicologica
Le ragioni evolutive dietro ansia e paura
L’ansia e la paura in realtà sono impossibili da estirpare dall’essere umano, in quanto sono sue alleate.
Se i nostri antenati non avessero provato queste emozioni, probabilmente sarebbero stati sbranati da qualche animale feroce e l’umanità si sarebbe estinta nel giro di poco tempo.
Vediamo in breve i meccanismi evolutivi dietro queste “brutte” sensazioni.
Paura
Nel nostro cervello c’è una piccola regione chiamata amigdala, ed è il centro di controllo della paura.
Quando percepiamo una minaccia, l’amigdala si attiva e invia segnali ad altre parti del cervello e del corpo. Il cuore batte più forte, i muscoli si tendono e siamo pronti all’azione.
Questo meccanismo, chiamato “risposta allo stress”, è stato fondamentale per la sopravvivenza dei nostri antenati.
Altre aree del cervello, l’ippocampo e la corteccia prefrontale aiutano invece a interpretare la minaccia percepita.
La parte razionale del cervello comunica alla parte emotiva se ci si trova di fronte a un falso allarme o di fronte a un pericolo reale o per decidere se intensificare o meno la risposta allo stress.
Ansia
L’ansia è un complesso stato emotivo caratterizzato da una sensazione di paura e preoccupazione persistente, spesso accompagnata da sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e difficoltà respiratorie.
Questa risposta fisiologica è innescata dall’attivazione del sistema nervoso simpatico, che prepara l’organismo ad affrontare una minaccia imminente.
A differenza della paura, che è solitamente legata a una minaccia specifica e concreta, l’ansia è spesso vaga e diffusa, legata a preoccupazioni future o a situazioni ipotetiche.
L’ansia è un’esperienza umana universale e può manifestarsi in diverse circostanze e con intensità variabile.
Paura del giudizio
La psicologia evoluzionista spiega in modo chiaro perché abbiamo timore del giudizio altrui.
Le nostre emozioni, compresa la paura, sono il risultato di milioni di anni di evoluzione.
Ai tempi dei nostri antenati, essere giudicati male poteva comportare l’esclusione dal gruppo che significava quasi sempre una condanna a morte.
Questa paura ancestrale di non essere accettati è così radicata in noi che ancora oggi incide sul nostro comportamento.
Ma la buona notizia è che possiamo imparare a gestirla.
Emozioni, danza, palcoscenico.
Immaginate ora tutte le precedenti emozioni tirate in ballo mentre si deve affrontare una lezione di danza o il palcoscenico: è normale che vada tutto in tilt.
Ciascuno di noi, a seconda del vissuto, può vivere in maniera più o meno intensa alcune di queste sensazioni durante lo studio della danza o una messa in scena, ed è perfettamente normale che possano ostacolare il libero flusso energetico e l’espressività autentica, aumentando le probabilità di sbagliare; ma soprattutto non faranno godere appieno un momento che dovrebbe essere per noi gioioso.
Proprio per questo motivo la soluzione universale non esiste, ma ognuno può intraprendere un percorso che lo aiuterà a riconoscere e gestire queste emozioni al meglio e riappropriarsi finalmente della gioia di danzare.
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